È solo sesso (Racconto erotico - Capitolo 3)
Ecco il 2° Capitolo del Romanzo Erotico "È solo sesso". Se vuoi sapere come tutto è cominciato leggi il 1° Capitolo.
Riassunto:
In una mattina qualunque Denise va al lavoro in anticipo per terminare un incarico affidatole all'ultimo momento dal suo capo. Appena arriva, però, si ritrova "vittima" del peccaminoso agguato di Patrick, il suo capo, che la travolge con la sua sfrenata e irresistibile passione. Denise dovrà così fare i conti con se stessa e con le proprie voglie. Divisa fra la ragione e il desiderio.
È solo sesso - Capitolo 3
Per tutto il resto del giorno lottai con e
contro me stessa. Una guerra persa in partenza.
Ero combattuta fra la mia parte razionale, che
mi imponeva di troncare tutto, e la parte che invece a questo si opponeva con
tutte le forze, perché non voleva rinunciare a quel piacere così sublime
provato quella mattina.
Quando il telefono squillò, ebbi un sussulto.
Con la mano tremante sollevai la cornetta.
«Vieni!» Imperò la voce all'altro capo del
filo e riattaccò senza aggiungere altro.
Era Patrick.
Basta! Pensai. Era giunto il momento di troncare tutto. Sarei andata da lui,
glielo avrei detto e me ne sarei andata, e se avesse fatto storie mi sarei
licenziata. Non avrei sopportato di vivere un altro giorno asfissiata dal
panico e da quel senso di colpa. Rivolevo la mia tranquillità, anche se noiosa
e patetica.
Feci un grosso sospiro e andai incontro al mio
destino.
Non appena entrai, esordii ancor prima che mi
dicesse cosa voleva.
«Patrick, dobbiamo parlare!» Cercai di essere
il più decisa possibile, ma la mia voce non volle saperne di sembrare risoluta.
«Certo! - rispose da dietro la mia schiena. Mi
ero fiondata in quell'ufficio quasi a occhi chiusi, senza nemmeno vedere se
fosse solo. Era dietro di me - ma non ora».
Infilò la mano sotto la mia gonna e mi penetrò
con le dita. Soffocai in gola un gemito. Tutte le mie barriere crollarono e fui
di nuovo schiava dei miei sensi.
«Vedo che ti eccita stare senza il tuo tanga.»
Se lo girò nella mano libera e se lo portò al
viso annusandolo. Quel modo di fare così perverso e sporco mi piaceva da
morire.
«Bene, perché dovrai imparare a farne a meno.
Voglio saperti sempre nuda là sotto. - le sue labbra mi lambirono il collo -
voglio saperti nuda per me.»
Famelico mi levò la gonna facendola scivolare
a terra. Ero nuda, sotto la luce bianca che affogava il suo ufficio. Non c'era
il buio dello sgabuzzino a celare le mie voglie. Erano lì, spiattellate davanti
al mondo, talmente fiere e vittoriose da far fuggire il mio senso di colpa
chissà dove.
«Quanto sei bella!» rantolò, gettando a terra
il tanga e avventandosi sul mio seno.
Ero stretta a lui in una morsa di piacere.
Portò entrambe le mani fra le mie cosce e
cominciò a massaggiare e massaggiare ovunque.
Ansimai per quelle dita che si muovevano dentro
e fuori di me, che scorrevano fra le mie labbra, che premevano e che
accarezzavano magistralmente i miei pertugi, già assaporando il momento in cui
sarei esplosa di piacere. Lo volevo dentro di me come quella mattina, e volevo
la sua bocca fra le mie gambe. Lui sfilò le dita e liberò il suo sesso gonfio
di voglia. Si sedette sul divano in pelle e non esitai ad accontentarlo. Avrei
fatto qualsiasi cosa pur di avere un altro orgasmo da lui. Mi chinai fra le sue
gambe e cominciai a leccare quel membro imponente dalla base, risalendo
lentamente, stuzzicando la sua eccitazione e trattenendola nella mia bocca. Lo
vezzeggiai, lo baciai e lo succhiai spingendolo più giù nella mia gola,
ingoiando tutto il suo piacere, fiera dei gemiti che emetteva, fiera di farlo godere.
Non volevo aspettare. Fra le mie gambe c'era
una festa in corso che non avevo intenzione di interrompere, così divaricai le
gambe e con la mano libera raggiunsi il clitoride turgido e pulsante
d'eccitazione. Con due dita lo liberai allargando le labbra e con l'altro lo
massaggiai, lo titillai soffocando le mie urla di piacere sul suo sesso che mi
riempiva la bocca.
Patrick si alzò e mi fece fare lo stesso.
Baciandomi avidamente mi spinse verso la sua scrivania. Voleva prendermi là
sopra.
Mi fece inginocchiare su di essa e allargare
le gambe. Ero completamente aperta per lui e in attesa della sua bocca. Sentivo
i miei umori colare e gocciolare sul piano di vetro. Mi baciò le cosce, le
natiche, saggiando ogni centimetro della mia pelle, avvicinandosi ai miei
pertugi vogliosi per poi allontanarsi nuovamente, centellinando i suoi baci con
una lentezza crudele e facendomi scoppiare d'eccitazione. Sentivo la voglia di
lui mordermi il ventre e uscire dalla mia gola in urla supplichevoli. Poi la
sua bocca approdò nel mio dolce frutto e mi annullai nell'estasi del godimento.
Le sue labbra succhiarono le mie labbra, la sua lingua mi penetrò, stuzzicò il
perineo corteggiando il mio anfratto proibito, massaggiandolo e invogliandolo a
lasciarsi andare all'estremo piacere. Ero a un passo dall'orgasmo. Era piacere
allo stato puro. Io stessa ero diventata puro piacere, completamente succube
dei miei sensi, rapita da quel godimento che mi animava e che mi faceva muovere
il bacino per spingere il mio sesso sempre di più verso la sua bocca.
L'ufficio non era deserto, c'era ancora
qualche collega al lavoro, chiunque sarebbe potuto entrare, ma non m'importava.
Volevo solo godere. Godere di nuovo.
Mentre la sua lingua continuava a mandarmi al
manicomio, infilò un dito nel mio secondo ingresso. Mi ritrassi turbata, non
volevo che mi prendesse lì.
«Rilassati - sussurrò - vuoi l'orgasmo
migliore che tu abbia mai avuto?» Mi guardò con quello sguardo che sapeva
risvegliare i miei sensi, senza smettere di giocare con il mio clitoride.
Annuii. Come avrei potuto rifiutare? Sapevo
bene l'immenso piacere che mi sarebbe scoppiato dentro se mi avesse presa da
dietro, ma avrei voluto evitarlo per auto-punirmi per ciò che stavo facendo:
non meritavo di godere così tanto, ma impazzivo dalla voglia di lui.
«Allora fidati di me» e affondò di nuovo la
sua lingua fra le mie gambe.
Rimisi i piedi a terra chinandomi in avanti
sulla scrivania. Patrick mi penetrò con forza, mentre le sue mani mi
afferrarono il seno. Di nuovo la sua verga spavalda dentro di me, di nuovo
stavo godendo come non mai. Poi, prima che esplodessi, rallentò il ritmo, prese
un flacone dal cassetto, ne raccolse un po' sulle dita, cominciò a massaggiarmi
il perineo e a seguire i contorni di quel pertugio lussurioso che voleva prendersi,
facendosi strada dentro di me.
D'istinto lo contrassi, poi mi arresi. E fu
come se non avessi mai goduto prima d'allora. Sentii il piacere amplificarsi,
espandersi su tutto il mio corpo e raggiungere vette mai esplorate prima, mai
nemmeno immaginate. Patrick fu molto paziente e delicato, abile nei tempi e
nelle mosse e quando mi penetrò, il lieve dolore fu presto soppiantato dal
piacere più intenso, pieno e totale che avessi mai provato. Godevo, godevo
ovunque là sotto, senza che riuscissi a capire dove esattamente partiva tutto
quel piacere. Lo sentivo ovunque fra le mie gambe, dentro il mio ventre, lungo
le cosce, i polpacci, i piedi e su sul mio seno fino a scoppiarmi in testa.
Quando poi allungai una mano sul clitoride esplosi nell'orgasmo più lungo e
sconvolgente che avessi mai avuto. Patrick aveva ragione a dirmi che avrei
avuto il migliore orgasmo della mia vita e ora, non ci avrei più rinunciato per
niente al mondo. Avevo preso la mia decisione.
***
In un ufficio, dall'altro capo del mondo, squillò
il telefono.
«Parli!» intimò l'uomo che rispose, sapendo
bene chi lo stava chiamando.
«È fatta» disse freddamente l'altro uomo.
«Sapevo di poter contare su di lei. Prosegua
come stabilito.»
Entrambi riagganciarono
senza dire altro.
... Continua ...
Se vuoi scoprire se Denise cederà alle proprie voglie o se la ragione avrà il sopravvento, non ti resta che Acquistare il romanzo "È solo sesso". Le sorprese non mancheranno ... ♥
Sono riuscito finalmente a leggere questi primi tre capitoli, e la scrittura è molto piacevole, e prelude a numerosi altri capitoli di questa storia. Ho notato qualche svista, qua e là, ma niente che abbia potuto distogliere la mia attenzione dal dipanarsi della storia. La prima cosa che mi è venuta in mente è una racconto di velata possessione e sottomissione tra esseri liberi, lei la vittima. Ho così ripreso uno dei libri più carini sull'argomento, e alcune parole pensate dalla donna che potrebbe assomigliare alla protagonista del tuo racconto:
RispondiElimina**
Vorrei poter andare a letto addormentarmi alzarmi vestirmi lavorare senza pensarci, poterne ridere, archiviare l'episodio in un armadio dei ricordi come le lettere del mio primo amore... Scordare lo strano piacere del dolore, la sottomissione, gli spasmi, i richiami del ventre vuoto affamato; dimenticare il bisogno di essere riempita da quel sesso sconosciuto e pretenzioso. Smettere d'immaginare quel membro dentro di me che le mie carni toccherebbero, massaggerebbero, dal basso verso l'alto, contraendosi una dopo l'altra piano piano sempre più forte in tutta la sua lunghezza, che il mio ventre ammansirebbe e risucchierebbe, le nostre mucose che si gusterebbero, si annuserebbero, si sfiorerebbero. Rinunciare ad avvolgerlo in fondo a me gustando ogni particella di quella pelle, ogni centimetro di quel sesso che non conosco. E che mi assilla.
(...)
Perché poche ore possono sconvolgere il senso di tutta una vita? Sapere che non sarò mai più come prima, che se potessi rifarei tutto da capo...
[Marthe Blau, nelle sue mani, Mondadori]
**
A questo punto molto dipenderà dalla protagonista, dalla sua situazione sentimentale, dal suo mondo interiore, dall'accettazione di questo contatto diabolico in grado di portarla al delirio dei sensi ma anche, in termini più ampi, alla perdita della propria stabilità, e della propria autonomia di scegliere e chiedere.
Poichè sono soltanto supposizioni, attendo il seguito della storia.
Bacio
Ecli
Ps: sul libro di Marthe Blau, mi sono soffermato con qualche riflessione qui:
http://forum.alfemminile.com/forum/f196/__f66445_f196-Forse-e-proprio-questa-la-sottomissione.html
http://forum.alfemminile.com/forum/f196/__f87938_f196-Poche-ore.html
Forte ti stimo io ci ho provato in uff. Davanti atutti uno ...
RispondiEliminaForte ti stimo io ci ho provato in uff. Davanti atutti uno ...
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